Il Terrorismo

Motivazioni della scelta del terrorismo

Definizione

Il terrorismo moderno

Il fenomeno del terrorismo in Italia

Attacco all' America

Gruppi terroristici islamici

I kamikaze

I Talebani

Bin Laden

Mullah Omar

Afghanistan un popolo in fuga

Armi pericolose nelle mani dei terroristi

La guerra biologica

L’aggressivo chimico

Reazioni della gente alla strage dell'11 settembre

Diario da Manhattan


Motivazioni della scelta del terrorismo

Le notizie drammatiche che abbiamo ricevuto l'11 settembre, nella nostra tranquillità quotidiana, sono arrivate come un fulmine a ciel sereno.

La violenza spietata con cui hanno agito i terroristi, ha fatto meditare il mondo, perchè è il mondo intero ad essere colpito.

Quando in classe ci sono stati proposti alcuni argomenti abbiamo scelto il terrorismo, perchè molto attuale.

Pensiamo inoltre che sia fondamentale che non solo noi, ma chiunque leggerà il nostro ipertesto, quando sentirà parlare di terrorismo, sappia bene di chi e di che cosa si sta parlando.

Cercheremo di informarvi sull'America (e New York) e sui talebani anche se, sia ben chiaro, non tutti i talebani sono terroristi e non tutti i terroristi sono talebani. Infatti il terrorismo è una piaga estesa a quasi tutti i Paesi del Mondo e non solo all' Afghanistan.

Definizione

Terrorismo:metodo di lotta politica basato sul ricorso alla violenza,volto a generare un diffuso sentimento di insicurezza e di panico e quindi a creare un clima favorevole alla realizzazione di obiettivi di natura politica o militare.

Azioni terroristiche possono aver luogo in situazioni di gestione autoritaria del potere,o anche in situazioni in cui viga un sistema democratico, quando minoranze, che non possono far conto sulla presa del potere attraverso libere elezioni, vogliano con la violenza attuare un radicale cambiamento politico

Il terrorismo moderno

Il terrorismo moderno si sviluppa a partire dai primi decenni del XIX secolo sull'onda della diffusione dei fermenti nazionalistici e dei movimenti politici rivoluzionari.

Il movimento rivoluzionario russo, nel periodo che precedette la prima guerra mondiale, ricorse spesso al terrorismo.

Il terrorismo nazionalista di matrice serba fu responsabile dell' attentato contro Francesco Ferdinando nel 1914 a Sarajevo, che fu tra le cause dello scoppio della prima guerra mondiale. A partire dal secondo dopoguerra il fenomeno, a causa dei conflitti generati volta per volta dalle politiche coloniali o postcoloniali, da questioni nazionali, religiose ed etniche, dalla guerra fredda, ha vissuto un'estesa diffusione ed è diventato, oltre che strettamente connesso alla lotta politica e al fenomeno della criminalità, una delle maggiori minacce del nuovo sistema politico internazionale.

Una delle zone più calde è stata il Medio Oriente, dove il complicato conflitto interno ai paesi arabi è tra questi e Israele ha visto il ricorso continuo a questo tipo di lotta politica e militare sia da parte degli israeliani, sia da parte dei palestinesi.  Il violento scontro con lo Stato israeliano e la repressione subita in Giordania dai palestinesi nel settembre del 1970 furono all' origine della nascita di un gruppo terroristico chiamato Settembre nero, autore di vari attentati in Israele e del sequestro e dell' uccisione di diversi atleti israeliani durante le Olimpiadi di Monaco del 1972. Il terrorismo palestinese si andò attenuando negli anni Ottanta, quando l' Organizzazione per la liberazione della Palestina, nell' intento di ottenere un maggior consenso internazionale attorno alla sua causa, abbandonò quasi del tutto la pratica terrorisica a favore di altre forme di lotta, tra le quali l'Intifada, costringendo infine lo stato israeliano ad avviare una trattativa di pace.    Tra le formazioni palestinesi non tutte hanno abbandonato la pratica terroristica, soprattutto quelle ispirate al movimento islamista.

Al fondamentalismo islamico si attribuiscono sanguinose azioni terroristiche, tra cui l' attentato al Boeing 747 della Pan American, che nel 1988 provocò lo schianto al  provocò lo schianto al suolo del velivolo nei pressi di Lockerbie,in Scozia,e la morte di 270 persone e l'attentato dinamitardo al World Trade Center di New York,che nel 1993 causò la morte di sei persone e danni per 600 milioni di dollari.Il paese dove il terrorismo fondamentalista ha assunto una dimensione tragicamente ampia è l'Algeria,dove da anni è in atto un violentissimo scontro caratterizzato da un susseguirsi di azioni sanguinarie dirette prima contro intellettuali e personalità politiche e militari e in seguito estese in un drammatico crescendo a tutta la popolazione civile. Si ritiene che negli ultimi anni il conflitto algerino abbia provocato più di 100.000 morti.

La diffusione del terrorismo ha coinvolto anche paesi democratici come la Germania, l' Irlanda, il Giappone, l' Italia, la Spagna (nei Paesi Baschi ), la Francia (in Corsica ).

In Germania durante gli anni Sessanta, la Rote Armee Fraktion condusse una cruenta guerriglia urbana, per sconfiggere la quale il governo tedesco prese dei provvedimenti fortemente restrittivi della libertà individuale e introdusse il divieto per i membri dei partiti o organizzazioni di sinistra di prestare servizio presso uffici pubblici.

Lo sviluppo dell'attività terroristica dell'IRA è legato invece all'annosa questione irlandese e alla repressione subita alla fine degli anni Sessanta dal Movimento per diritti civili, impegnato in una lotta contro la discriminazione nei confronti dei cattolici nell'Irlanda del Nord.Lo scontro tra gruppi armati cattolici e protestanti portò a una vera divisione tra le due comunità e dal 1968 provocò più di 3000 morti.

Nelle nazioni latinoamericane la violenza, radicata nelle tradizioni di lotta politica del continente, si è manifestata in questi anni nell' attività di formazioni guerrigliere come Sendero Luminoso in Perù, o di gruppi legati al traffico internazionale di stupefacenti in Colombia. In America Latina l'arma del terrorismo è stata anche sistematicamente usata dai regimi militari, come ad esempio nel Cile di Pinochet nel regime militare argentino tra il 1976 e il 1983.  

Il fenomeno del terrorismo in Italia

Alla fine degli anni Sessanta s’inaugura in Italia quella che verrà chiamata "strategia della tensione ", in cui opererà una manovalanza di solito proveniente dai movimenti neofascisti, mentre si sospetta, e con buon fondamento, anche il coinvolgimento di servizi segreti deviati e di organizzazioni straniere.

Tante sono le stragi che colpiscono il paese in quegli anni: quella di piazza Fontana a Milano, dove nel 1969 muoiono 16 persone per l‘esplosione di una bomba collocata all’interno della Banca Nazionale dell‘Agricoltura; quella di piazza della Loggia a Brescia, dove nel 1974 muoiono 11 persone per lo scoppio di un ordigno durante una manifestazione sindacale; quella del treno Italicus, su cui, sempre nel 1974, un‘esplosione uccide 12 passeggeri; quella della stazione ferroviaria di Bologna, dove nel 1980 scoppia un ordigno collocato nella sala d‘aspetto causando 82 morti; quella del treno 904 su cui, nel 1984, a San Benedetto Val di Sembro una bomba provoca la morte di 14 persone.

Agli inizi degli anni 70 una parte minoritaria di quella cospicua area di sinistra uscita dalle lotte studentesche e operaie del 68, in parte perché suggestionata da tematiche resistenziali e rivoluzionarie, in parte perché spinta da una situazione politica che giudicavano bloccata, individuò nella lotta armata contro le istituzioni dello stato l’unica via praticabile per classi popolari per conquistare la rappresentatività loro negata.

La strategia terroristica condotta da una miriade di organizzazioni armate di sinistra (Brigate Rosse in primo luogo, poi Prima Linea, Nuclei armati proletari, Nuclei comunisti combattenti ecc.) costerà al paese un drammatico conflitto sociale, molte vite umane e una ferita ancora lontana dal rimarginarsi.

L’atto più eclatante di quella strategia è certamente il sequestro e l’uccisione nel 1978 di Aldo Moro; ma la sequenza delle uccisioni e dei ferimenti di uomini politici, magistrati, giornalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine è lunga.

Nei primi anni Novanta la criminalità di stampo mafioso si è impadronita di tecniche e obiettivi propri dell’eversione politica, come dimostrano, tra gli altri, gli attentati a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino nel 1992 o quelli che nel 1993 colpirono la galleria degli Uffizi a Firenze e il Padiglione di arte contemporanea di Milano.

Attacco all' America

Il primo attacco militare della storia al territorio continentale degli Stati Uniti è scattato l’11 Settembre 2001, poco prima delle 9.00 del mattino, ora di New York, quando un aereo di linea dell’American Airlines si è schiantato contro una delle Torri Gemelle di Manhattan. I grandi network avevano appena iniziato la diretta quando un secondo aereo di linea è piombato sull’altra Torre Gemella. Sessanta minuti dopo, mentre entrambe le Torri simbolo di New York iniziavano a crollare in una scena apocalittica, Wall Street aveva chiuso i battenti e tunnel e ponti della Grande Mela venivano bloccati, l’attacco terroristico all’America di Bush ha puntato sulla capitale, Washington. Prima un terzo aereo kamikaze si schiantava sull’esterno di una delle gigantesche pareti del Pentagono, poi un’ autobomba esplodeva nei pressi del Dipartimento di Stato.

 Il sistema di difesa dell’ultima superpotenza non ha funzionato, il dogma dell’ infallibilità dell’Agenzia per la sicurezza nazionale si è infranto sui teleschermi, in diretta, davanti a decine di milioni di attoniti americani.

L' America, ferita da un attacco a sorpresa che per efficacia dell’urto e preparazione logistica nulla ha da invidiare al blitz giapponese contro Pearl Harbor del dicembre 1941, per lunghe ore è stata attanagliata dal panico: mentre il quarto aereo civile dirottato cadeva a pochi chilometri da Pittsburgh, occhi e orecchie del sistema di sicurezza nazionale setacciavano i cieli del Paese alla ricerca di una quinta bomba volante, decretando l’evacuazione d’urgenza della Casa Bianca, del Congresso delle Nazioni Unite, di tutti gli edifici del governo, di tutti i monumenti nazionali e ordinavano il divieto di atterraggio e di decollo da ogni aeroporto degli Stati Uniti. Perfino Disneyland in poche ore chiudeva ovunque i battenti.

L’impatto che le migliaia di morti che l’America si appresta a contare obbligano il presidente George Bush, insediato da neanche otto mesi, a rivedere piani e strategie per garantire la sicurezza nazionale nel nuovo secolo: in febbraio aveva sottovalutato l’ allarme sul terrorismo come principale minaccia al Paese lanciato nel rapporto dal capo della CIA, Gorge Tenet, al Congresso, per concentrare sforzi e risorse a favore dello scudo antimissile sostenuto dal segretario alla difesa Donald Rumsfeld. "L’attacco con missili intercontinentali contro il territorio nazionale è un’ ipotesi reale nei prossimi anni – aveva scritto George Tenet - . Sebbene Pearl Harbor terrorista non abbia ancora una firma, la scelta delle Torri Gemelle come principale obiettivo segna un legame diretto con l’attentato contro lo stesso World Trade Center che nel 1993 fece sei morti e causò altre mille feriti.

Colpita nell’orgoglio e umiliata come mai prima, l’America ha reagito alla sua maniera, ribadendo innanzitutto la fedeltà ai propri valori, ovvero la sua capacità di resistere a qualsiasi nemico. "Una grande tragedia ci ha colpito – sono state le parole del Segretario di Stato Colin Powell - ma non modificherà la natura del nostro Paese." Da ora in poi è sul terreno della guerra al terrorismo che Gorge Bush verrà giudicato dai suoi concittadini, dovrà dimostrare di saper fare ciò di cui si è sempre vantato: "Difendere l’America".

Il presidente in TV ha cercato di rassicurare il Paese, prima ha inviato due portaerei nelle acque di New York e poi ha promesso: "Daremo la caccia a chi ha commesso questi terribili atti, li cattureremo e li porteremo davanti alla giustizia." Ma questa guerra è diversa da quelle finora combattute dagli Stati Uniti perché il nemico si nasconde.

Gruppi terroristici islamici

I gruppi terroristici islamici presenti sulla "LISTA NERA" sono almeno una quindicina. Eccoli:

1 HAMAS: nato nel 1987 come ramo palestinese della FRATELLANZA MUSULMANA, ha i suoi punti di forza in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza ed è responsabile della maggior parte degli attentati suicidi in Israele.

2 ABU NIDAL: arriva da una sessione dell’OLP nel 1974 ed è considerata responsabile degli attentati del 1985 negli aeroporti di Roma e di Vienna.

3 JIHAD islamica palestinese: nata negli anni Settanta, lotta per la creazione di uno Stato islamico e la distruzione di Israele attraverso la guerra santa.

4 FRONTE POPOLARE per la liberazione della Palestina: è un gruppo marxista-leninista fondato nel 1967 da George Habbash.

5 FRONTE POPOLARE per la liberazione della Palestina Comando Generale: nato nel 1968 da una scissione del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, ha sede a Damasco.

6 ABU SAYYAF: il più piccolo, ma anche il più radicale dei gruppi islamici che operano nelle Filippine.

7 JIHAD ISLAMICA: gruppo sorto in Egitto negli anni Settanta, considerato responsabile di aver ucciso il presidente Sadat nel 1981.

8 AL-GAMA’A AL-ISLAMYA: il maggiore dei gruppi estremisti egiziani, responsabile dell’attacco a Luxor nel 1997, costato la vita a 58 turisti.

9 HEZBOLLAH: il " Partito di Dio" nato in Libano, sostenuto da Siria e Iran, considerato responsabile dell’attacco alla caserma americana di Beirut che nel 1983 uccise 200 soldati.

10 GRUPPO ISLAMICO ARMATO: nato nel 1992 dopo l’annullamento delle elezioni politiche vinte dal FRONTE ISLAMICO DELLA SALVEZZA, ha compiuto centinaia di attentati.

11 MUJAHIDIN DEL POPOLO: il gruppo di dissidenti iraniano più forte e attivo con basi anche in Iraq.

12 HARAKAT UL-MUJAHIDIN: estremisti pakistani collegati a Bin Laden.

13 JAMAATUL-FUQRA: gruppo guidato dal LEADER religioso pakistano Mubarik Ali Gilani, con basi anche negli Stati Uniti.

I kamikaze

KAMIKAZE: pilota dell’aeronautica militare giapponese che , in guerra , si precipita con il proprio aereo carico di esplosivo contro l’obiettivo nemico, andando così incontro, volontariamente, a una morte sicura.

LA STORIA DEI KAMIKAZE

Il giapponese, quando nasce, firma un certo numero di cambiali in bianco: al padre e alla madre che gli hanno dato la vita, all’azienda che gli permetterà di mantenersi, all’imperatore supremo garante di quest’ordine esistenziale; e lui trascorrerà il resto dei suoi giorni, campasse anche cent’anni, a pagare le rate di questo debito. Per cui, se scoppia la guerra e alla visita medica egli risulta titolare di una "struttura psicofisica" che lo qualifica alla specialità (semplice specialità come tutte le altre) kamikaze, ve lo assegnano senza richiesta di assenso né promessa di compenso: è la scadenza di una rata del debito.

BASANDOSI SULLA DEFINIZIONE DI KAMIKAZE, INDRO MONTANELLI HA ESPOSTO LE SUE IDEE:

"Mi chiedo cosa questa mentalità del debito abbia a che fare con quella dei killer palestinesi su cui noi occidentali appuntiamo sul petto il distintivo dei kamikaze. Il Kamikaze doc si batteva nella sua divisa, librandosi su aerei che sulle ali recavano dipinto e ben in mostra il simbolo del Sol Levante, dando così al nemico il tempo di riconoscerlo e di difendersene; e moriva senza aspettarsi nulla in cambio: nemmeno una menzione sul bollettino di guerra, nemmeno uno straccio di pensione per la sua vedova. Solo per onorare, è il caso di dirlo una immaginaria firma su una immaginaria cambiale. Lo stragista palestinese è tutt’altra cosa. Chiamiamolo magari " bomba umana"; e chi accetta il fanatismo lo consideri pure un eroe. Ma lasci perdere il kamikaze".

I Talebani

I Talebani formarono un movimento politico-militare costituitosi nel 1994 da stupendi di teologia provenienti dalle regioni meridionali dell’Afghanistan. Ebbero un grande sostegno dal Pakistan, Arabia Saudita e USA, che fornirono artiglieria pesante, mezzi blindati elicotteri ed aerei.

La loro prima offensiva parte nel 1994, dopo aver conquistato gran parte del territorio, presero anche la capitale Kabul. Per rafforzare la loro autorità istituirono la shariah, o legge islamica, e presero dei seri provvedimenti per salvaguardare la cultura tradizionale da quella occidentale. Si è vietato di proiettare film e trasmettere musica alla radio. La situazione delle donne è diventata invivibile: vennero cacciate dagli ospedali (peggiorando la situazione già critica), fu vietato loro di frequentare la scuola, vestirsi all’occidentale e venne imposto di indossare il burka. Le donne inoltre non potevano andare in luoghi pubblici se non accompagnate da un maschio della famiglia, mentre agli uomini è stato imposto il divieto di radersi la barba.

Presero le distanze dagli Stati Uniti, ritenuti troppo "occidentali" e questi ultimi lanciarono alcuni missili sul supposto quartiere generale d’Osama Bin Laden, che allora si credeva solo uno dei maggiori esponenti del fondamentalismo islamico. Persero l’appoggio dell’Arabia Saudita nel 1999 e rimase loro solo quello del Pakistan, messo in forse dal rovesciamento del governo Nawaz Sharif, che aveva preso spunto proprio dai talebani per le sue riforme governative. Allo scopo di riallacciare alleanze almeno con i paesi vicini, l'Afghanistan accolse alcuni missioni diplomatiche tra cui quella iraniana, di rilevante importanza se si considerano i contrasti che nel 1998 divisero Iran e Afghanistan.

Le trattative iniziate nella primavera del 1999 e proseguite in luglio e agosto finirono senza risolvere nella. In novembre i talebani rifiutarono di consegnare Osama Bin Laden all’ONU.

Per vent’anni di guerra ininterrotta l’economia afgana è devastata; non esiste alcun’industria e l’agricoltura è impraticabile a causa della presenza nel terreno di mine e bombe inesplose.

Bin Laden

Il principale artefice degli attentati avvenuti negli ultimi decenni è di Bin Laden. Egli nasce a Gedda nel 1957 e diventa un esperto di legislazione cranica. Terminati gli studi si stabilisce in Afghanistan e si unisce al gruppo di Mujadin per lottare contro l’esercito sovietico. Nel 1970, dopo la morte del padre, protagonista nel campo della costruzione e del petrolio, eredita un patrimonio finanziario di 300.000.000 di dollari. Nel 1981 è vittima di un attentato organizzato da Al-Hawi, uno dei suoi collaboratori, da cui esce indenne. Più tardi ucciderà Al-Hawi ed i suoi fratelli. Nel 1998 il governo saudita chiede agli Stati Uniti di ritirare gli aiuti concessi a Bin Laden; inizia così la fase anti-americana. Nel 1993 alle ore 12:18 fa esplodere una bomba nel garage sotterraneo delle Torri Gemelle di New York, provocando sei morti ed un migliaio di feriti. L’FBI sospetta subito del plurimiliardario, che istanza una Fatwa (decreto religioso) contro gli Stati Uniti; nell’agosto del 1999 gli dichiara guerra. Nel 1998 annuncia la creazione di una grande alleanza terroristica, conosciuta come Fronte Islamico Internazionale e nello stesso anno attacca l’ambasciata americana di Nairobi e di Dares Salam (Tanzania). Gli Stati Uniti reagiscono perciò colpendo il Sudan e l’Afghanistan: Bin Laden ne esce indenne. L’11 settembre 2001, 4 aerei con a bordo 8 dei suoi uomini, vengono dirottati: due si schiantano contro le Twin Towers a New York, uno contro il Pentagono a Washington e l’ultimo probabilmente, diretto contro la Casa Bianca, cade in Pensilvania. Gli Stati Uniti hanno perciò dichiarato guerra a Bin Laden ed ai suoi protettori in Afghanistan, per prevenire il ripetersi di altre stragi.

Mullah Omar

L’ ultimo messaggio del leader deposto ai suoi fedelissimi: "Resistete in nome di Dio. Non credete al nemico servo dell’ infedele. Io non sono fuggito, sono dove devo essere come voi dovete rimanere dove è giusto che stiate. Non perdete la testa come pulcini che vanno a destra e a sinistra e finiscono in una fossa ".

Nato quarantadue anni fa in una miserabile capanna di paglia e sterco di animale, prossima a Singesat, nella provincia di Randahat, si trasferisce in questa località un po’ meno miserabile. Cresce fra gli stenti, rimane presto orfano di padre e lavora a spezza schiena per mantenere una famiglia numerosa. Esce dall’anonimato il giorno in cui torna dalla guerra, con quattro ferite e cieco dall’occhio destro. Fonda una mandrassa, una scuola cranica, dove anziché insegnare il Corano (come potrebbe analfabeta com’è?) riunisce giovani animosi che mal sopportano la prepotenza dei latifondisti. Un giorno gli giunge l’appello di una famiglia : un signorotto ha rapito due ragazzine e ne ha stuprata una. Omar balza su di un carro armato, souvenir di guerra, e con tredici amici corre sul posto. Sono dell’etnia Pashtun; hanno schioppi e baionette. Assaltano la ricca casa dei rapitori, ne impiccano uno alla canna del carro armato, l’altro viene ammazzato ed evirato. E a questo punto, tornato al suo paese,Omar viene nominato mullah e come Maometto ha una visione: Dio gli ordina di combattere i musulmani che sgarrano, in primo luogo i latifondisti. Ed egli, aiutato dagli intrigati servizi segreti pakistani, sollecitati da Benazir Bhutto, la bellissima presidentessa d’ allora, fonda il movimento dei Talebani, gli studenti del Corano. E sarà lui l’uomo che deciderà, coi suoi combattimenti gli studenti del Corano, sarà colui che deciderà la sorte di Rabul dove entra trionfalmente nel corso della guerra fratricida seguita alla sconfitta dei sovietici. Omar chiede al presidente Najibullah di lavorare con lui per il bene del paese ma Najibullah, forte della protezione dell’ ONU, rifiuta. E Omar lo cattura insieme a suo fratello e li uccide. Poi, in seguito a un’ altra visione, va nel Museo Antico, prende l’ antica cappa di Maometto e la indossa, mostrandosi alla gente in queste vesti: il popolo, entusiasta, lo proclama "principe dei credenti". Nel 1996 avviene l’ incontro con Osama Bin Laden ruffianoseamente Mohammed Omar "Emiro (sovrano) del grande Islam nel Mondo". Il miliardario saudita versa contanti per costruire strade e rifugi blindati e in cambio, il Mullah, lo ripaga con la certezza che Allah lo protegge. Fino ad ora la cosa si era ignorata, anche se si era consapevoli della pazzia di entrambi.

Afghanistan un popolo in fuga

Gli afgani emigravano negli stati vicini per vari motivi, quali l’occupazione sovietica, le guerre civili, i campi disseminati di mine, la siccità e la fame.

Ora sono nuovamente profughi di guerra.

Circa un milione e mezzo di persone sta scappando dove può,a piedi o su carri trainati da muli, soprattutto verso il Pakistan.

Se ce la faranno si aggiungeranno ai quasi 3.700.000 afghani già espatriati.

Ma per ora le frontiere rimangono sigillate: nessuno ha ancora accettato di accoglierli.

Il Pakistan ha dichiarato che sta cercando nuove aree per i campi profughi, dove sia reperibile l’acqua necessaria alla loro sopravvivenza.

 L’ ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (Unher) ha dichiarato che saranno necessari oltre 500 miliardi di lire per far fronte a questa nuova emergenza umanitaria. Fino all’11 settembre una delle priorità dell’ Unher era il ritorno dei profughi che lo desideravano nei loro villaggi d’origine. Nel luglio scorso, dai campi pakistani sono stati riportati in Afghanistan 76.800 profughi e da quelli iraniani altri 134.000.

A tutti loro, il WORLD FOOD PROGRAM aveva dato 200.000 dollari, materiale per costruirsi un riparo,150 kg di aiuti alimentari.

L’Unher aveva avviato in cinque aree sicure, progetti per offrire loro opportunità di lavoro e agevolare la ripresa di una vita normale e serena. Tutta questa fatica è andata sprecata.

Armi pericolose nelle mani dei terroristi

Su quali mezzi militari può contare Bin Laden? E' sono in grado di impensierire la macchina bellica americana? Ecco di seguito le forze di cui dispongono i Talebani.

Caccia Mig 21

E’ stato il più diffuso aereo da combattimento sovietico degli anni ’70 ’80, protagonista dei conflitti arabo-israeliani e delle guerre africane.

Ormai obsoleto, il monoreattore venne fornito anche alle forze afgane filosovietiche ed è in servizio in una ventina d’esemplari con l’aeronautica talebana anche se non tutti i velivoli sono operativi.

Bombardiere Sukoi 22

Versione da esportazione del Sukoi 17 in servizio con le forze sovietiche sino all’inizio degli anni ’80, il Sukoi 22 è monoreattore monoposto d’attacco al suolo, che ha avuto notevole successo commerciale.

Ormai obsoleto, è presente nelle forze aeree talebane in una dozzina d’esemplari non tutti operativi.

Elicottero d’attacco Mil 24 Hind

L’ Mil 24 è potente elicottero d’attacco una vera cannoniera volante impiegata dai sovietici in Afghanistan, Uganda, Etiopia, Mozambico e successivamente in Cecenia.

Robustezza e potenza di fuoco ne hanno consentito un notevole export che lo ha reso protagonista dei conflitti del golfo, in Libano e nella guerra tra Etiopia ed eritrea.

Una ventina di Mil 24 sono in dotazione ai talebani, ma non tutti sarebbero in grado di volare.

Carro armato T55

E’ stato il carro simbolo della potenza dell’Armata Rossa negli anni ’50 e ’60, prodotto in oltre 50.000 esemplari, molti dei quali esportati o ceduti ai paesi amici dopo essere stati radiati dai ranghi russi.

Robusto e rustico è anche oggi impiegato in molti conflitti nel Terzo mondo, circa 2000 esemplari sono in servizio con l’esercito talebano, una cinquantina sono in dotazione all’Alleanza del Nord e alcune decine sono nelle mani delle forze dei Pashtun.

Carro armato T62

Evoluzione del T55, il carro di produzione sovietica T62 ha costituito l’ossatura delle forze corazzate del Patto di Varsavia fino agli anni ’70, anche oggi è in servizio in moltissimi paesi.

In Afghanistan è presente in alcune decine d’esemplari sia con i Talebani, sia con le forze della resistenza dell’Alleanza del Nord e delle milizie uzbeche guidate da generale Dashtun.

Missile Scud

Sviluppato dai sovietici, il missile balistico Scud, ha avuta ampia diffusione presso tutti i paesi alleati, le potenzialità strategiche di questi missili sono apparse chiare durante la guerra del golfo quando Saddam colpì a più riprese Arabia Saudita ed Israele, minacciando di impiegare armi chimiche. Negli ultimi anni sono state sviluppate versioni sempre più a lungo raggio riducendo la testata bellica. Gli Scud B in dotazione ai talebani hanno un raggio d’azione di 300 Km, sono stati ereditati dall’ex esercito filosovietico e potrebbero esser lanciati contro i paesi confinanti.

La guerra biologica

La guerra biologica è una tecnica speciale di guerra basata sull’impiego di aggressivi, che stimola nell’organismo invaso la formazione di specifici anticorpi (chiamati "antitossine") con funzione di biologici. microscopici vegetali e animali causa di malattie, tossine, cioè sostanze possono utilizzare microrganismi patogeni,cioè organismi chimiche tossiche organiche di origine animale vegetale o batterica difesa, e infine vengono utilizzate anche alcune sostanze Si. Oltre che per attaccare, le sostanze biologiche sono utilizzate anche per la difesa.

L’aggressivo chimico

L’aggressivo chimico è una sostanza allo stato gassoso, liquido o solido capace di danneggiare, una volta diffusa nell’aria o sparsa sul terreno, l’organismo umano, causando invalidità temporanea o permanente e persino la morte. Con un’espressione impropria – perché riferita soltanto ad alcuni di essi- gli aggressivi chimici sono talora detti " gas asfissianti", e sostanze di questo tipo sono state usate a scopo bellico; per esempio il cloro è stato usato il 25 aprile 1915 dai tedeschi a Ypres, nelle Fiandre, contro le linee anglo-francesi: circa 100 tonnellate di cloro furono riversate sul nemico causando circa 5000 morti,( cloroacetofenone, cianuro di bromobenzile, difemilcloroarasina) hanno un’azione temporanea e, in genere non grave, al contrario dei soffocanti (cloridrica, fosgene, difosgene, bromoacetone ecc.), assai più potenti che attaccano le vie respiratorie e provocano la morte per complicazioni polmonari. Ancor più potenti e micidiali sono gli aggressivi tossici generali e quelli nervini. Furono messi a punto dai tedeschi verso la fine della seconda guerra mondiale, ma rimasero allora inutilizzati (provocando tuttavia un gran numero di vittime tra gli addetti alla fabbricazione). Essi penetrano per via respiratoria e cutanea senza provocare al contatto alcuna sensazione; agiscono sulle sinapsi (cioè sulle congiunzioni terminali delle fibre nervose con gli organi di reazione o con altre fibre o cellule) e sull’attività enzimatica, producendo un quadro di intossicazione generalizzata, rapidamente mortale per dosi anche estremamente piccole. Una difesa contro questi aggressivi sono le tute di gomma e di plastica, perfettamente impermeabili, che però non possono essere indossate che per un periodo di tempo limitato i gran lunga inferiore di quello di persistenza media dell’aggressivo. Infine, se distribuiti attraverso le nubi e quindi la pioggia , oltre a distruggere in pochi minuti ogni forma di vita, possono inquinare profondamente le riserve idriche ed alimentari, rendendo impossibile la vita per periodi assai lunghi. Sotto questo profilo gli aggressivi chimici possono essere considerati terribili almeno quanto le armi atomiche. Inoltre, alcuni di questi aggressivi (ovviamente i meno tossici e i più autodegradabili) vengono utilizzati in agricoltura

Reazioni della gente alla strage dell'11 settembre

Tredici minuti prima delle nove a New York,, gli americani si svegliavano e l’11 settembre è ancora una mattina qualunque.La tazza di cornflaks in cucina, la fila ai baracchini del caffè, un occhio al giornale, ai titoli del Tg alla borsa e poi pronti per entrare in ufficio.

Il tempo passa e le Torri Gemelle diventano un enorme "cimitero di macerie". Paura, dolore, lacrime e le facce sconvolte di chi cerca di scappare alle fiamme buttandosi dalla finestra. La normalità si ferma qui.

La gente rimane incollata, incredula, davanti alla televisione o ad ascoltare la radio: i più anziani ricordano Pearl Harbor e l’annuncio di Roosevelt, i più giovani pensano all’Armageddon, il giorno del giudizio

Il terrore dilaga ovunque. Una donna racconta:"la cosa più scioccante è stata vederle crollare così: un attimo prima c’erano e l’attimo dopo non c’erano già più. Nessuno se lo aspettava!". Un uomo invece, col cellulare in mano e l’espressione attonita, dice:"ieri la gente usciva tranquillamente per le strade, oggi, invece, si è barricata in casa; ha paura".

Neanche Rudolph Giuliani , riesce a trovare le parole giuste per definire ciò che è accaduto.Davanti alle telecamere di tutto il mondo dice:"orribile , orribile" . Questo è l’unico commento rilasciato dal sindaco.

Quella che una volta era la "Grande Mela" , oggi appare una città fantasma.

Diario da Manhattan

 Marco Bardazzi, giornalista, vive a New York con la sua famiglia.

Ha scritto alcuni appunti per raccontare quell’11 settembre, giorno dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle dove hanno perso la vita migliaia di persone.

In queste poche righe racconta la storia del capitano Burke, vigile del fuoco.

"Il capitano dei vigili del fuoco William F. Burke, Billy per gli amici, amava Elvis Presley e Frank Sinatra.

Suo padre era il comandante dei pompieri di Plainview, a Long Island e il capitano Burke aveva sempre vissuto in quell’accogliente paesino a qualche decina di km da New York.

Dopo 20 anni di onorato servizio, a 46 anni cominciava a pensare di ritirarsi a fare il bagnino su una spiaggia vicina.

E invece, in una splendida mattina di sole di settembre, i suoi ragazzi della squadra Engine21 lo hanno visto sparire sotto le Torri Gemelle.

La squadra che comandava ha la sede proprio sotto la terrazza del nostro appartamento a Manhattan: basta affacciarsi dalle finestre di casa ed eccola là, venti piani più in basso, ora circondata di fiori, candele, disegni e da tanti piccoli oggetti devozionali lasciati lì in ricordo del capitano Burke.

Ci sono anche tre candele portate dalle mie figlie, una rossa, una bianca e una blu.

Chissà quante mattine, passando davanti alla stazioncina dei pompieri per accompagnare le bambine all’autobus della scuola, ho scambiato un saluto frettoloso con il pompiere Billy, appoggiato sulla sua fiammante autopompa rossa.

Nella cattedrale di St. Patrick, per giorni e giorni, le candele di un dollaro l’una, sono state accese una dopo l’altra, senza sosta, esaurendo le scorte.

I bicchieri di vetro in cui vengono deposte, ai piedi delle immagini dei Santi, si sono incrinati per il grande calore e il superlavoro.

Gente che non si parlava da anni, si è rimessa in contatto.

Sono andato allo Yankee Stadium la sera in cui sono tornati a giocare gli Yankees e ho cantato per l’ennesima volta "GOG BLESS AMERICA", ormai diventato il vero inno nazionale americano.

In quello stadio non c’era una folla indistinta, c’era un popolo.

E’ il popolo che aveva costruito le Torri Gemelle con un impeto forse non lontano da quello di chi, mille anni fa, tirava su le cattedrali e che ora le costruirà ancora più belle.