CASTEL GANDOLFO (RM)



Il nome deriva da un castello fatto erigere dalla famiglia romana Gandolfi nel sec. XII.

Nel XIII sec. a.C., sul sito dell’attuale Castel Gandolfo sorgeva Alba Longa, fondata, secondo la tradizione, dal figlio di Enea, Ascanio.

La città madre dei Latini (il toponimo rimanda al lago Albano) fu distrutta dai Romani nel VII sec. a.C.

Nel 398 a.C., durante l’assedio di Veio, i Romani, per regolare il livello delle acque del lago Albano, scavano un tunnel nella viva roccia per un chilometro e mezzo: l’emissario è ancora oggi visibile.

Durante il II-I sec. a.C., in età repubblicana, sulle rovine di Alba Longa sorgono lussuose ville romane.

Nel 1216, i marchesi Gandolfi arricchiscono di un castello l’antico villaggio di Cuccuruttus – così si chiamava il borgo nel medioevo.

La proprietà del castello passa poi ai Capizucchi e infine ai Savelli, dai quali l’acquista nel 1604 la Camera Apostolica.

Urbano VIII, nel 1623, trasforma l’antica residenza dei Savelli in palazzo Pontificio.

Nel 1626 il Papa parte per la sua prima villeggiatura nel nuovo palazzo di Castel Gandolfo.

Nel 1659 Gian Lorenzo Bernini ha l’incarico di sistemare la piazza con la fontana e di erigere la chiesa di San Tommaso.

Castel Gandolfo diventa meta preferita di cardinali e prelati della curia romana e luogo di villeggiatura dei Papi fino al 1870. Il palazzo rimane poi inutilizzato fino al 1929, quando lo Stato italiano lo riconsegna al Vaticano.

Entrando da quella che era un tempo la Porta Albana, abbattuta nel 1888, percorriamo il caratteristico centro storico e già ci rendiamo conto dell'inestimabile patrimonio artistico lasciato nei tempi.

Arriviamo nella piazza, al centro non possiamo non notare la Fontana del Bernini e dietro l'imponente Palazzo Pontificio, dimora dei Papi dal 1597.

Fa da cornice alla nostra destra la Chiesa di S. Tommaso da Villanova, opera dello stesso Bernini.

Passiamo sotto l'antica Porta Romana, entrata ufficiale del paese e discendiamo sotto il castello verso il Palazzo del Drago, per poi continuare la nostra passeggiata dino al Lago di Albano.

Arrivati al lago, ai piedi di Monte Cucco, vediamo la grotta, unica nel suo genere, quella del Ninfeo Dorico.

Una breve pausa nel caratteristico porticciolo per ammirare lo spettacolo lacustre e poi proseguire sulla destra verso il Ninfeo Bergantino o Bagni di Diana, facente parte della lussuosa Villa di Domiziano.

Camminiamo oltre, superando L'Emissario Romano per concludere la nostra passeggiata nel cuore del bosco facente parte del Parco dei Castelli Romani.

IL NINFEO BERGANTINO O BAGNI DI DIANA

Il luogo viene anche indicato con il nome di Bagni di Diana per un mosaico ritrovato nella zona raffigurante appunto la dea cacciatrice, oppure con il nome di Ninfeo del Bergantino dall'uso che ne fecero l'imperatore Domiziano prima, e Papa Alessandro VII poi, per riparare al suo interno il grosso brigantino usato per le naumachie, ovvero le finte battaglie navali che si davano sullo specchio del lago per divagare le annoiate corti imperiali e pontificie sfuggite dalle calure estive di Roma.

Di forma tondeggiante misura 17 m di diametro per 25,5 m di profondità.

L'EMISSARIO DEL LAGO ALBANO

Fu scavato e aperto nella viva massa di peperino del 398 a.C. dai Romani durante l'assedio di Veio.

Secondo quanto narra Tito Livio, i Romani decisero l'ardita opera di scavo seguendo l'oracolo di Delfi che aveva sentenziato la caduta della citttà di Veio solo quando le acque del Lago Albano avessero raggiunto il mare senza straripare dai bordi del cratere.

La lunghezza della galleria è di 1.350 m, l'altezza varia da un minimo di 1 m ad un massimo di 1,80 m.

Sbocca dalla parte opposta della strada Appia in località "Le Mole".

PALAZZO PONTIFICIO

L'attuale palazzo fu realizzato dal Pontefice Urbano VII, al secolo Maffeo Bernini, che si avvalse del progetto di Carlo Maderno affiancato da due altri illustri artisti: Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli.

I lavori al palazzo ultimati nel 1626, furono successivamente arricchiti con i giardini che lo circondavano unitamente ai lavori di pubblico interesse quali la magnifica piazza antistante l'ingresso principale (1629 - 1631).

CHIESA SAN TOMMASO DA VILLANOVA

La chiesa, dedicata a San Tommaso da Villanova da cui prende il nome, fu fatta edificare per volontà di Papa Alessandro VII nel 1659, sul luogo ove sorgeva la vecchia chiesa di San Nicola.

E' una fra le opere più belle del Bernini.

Presenta una pianta a croce greca con una cupola sottile che poggia su pilastri di stile dorico. Sull'altare maggiore è incastonato il quadro della crocifissione realizzato da Pietro da Cortona.

FONTANA DEL BERNINI

Nel 1661 la piazza antistante il Palazzo Pontificio venne abbellita da un altro capolavoro berniniano: la Fontana.

Il disegno, ispirato alla pianta di San Pietro, è simile alla fontana di Sant'Andrea della Valle a Roma.

I quattro zampilli sono alimentati dalle fresche acque provenienti dall'antico acquedotto di "Malafitto".

IL NINFEO DORICO

Il ninfeo, situato ai piedi di Monte Cucco (sulla cima era l'Arca Albana e il Tempio di Vesta), misura 11 m di lunghezza, 6 di larghezza ed 8 di altezza.

Il rivestimento della caverna, ricavata nel taglio di roccia viva, è un "opus reticolatum" di pietra pomice nella volta e nelle pareti laterali, mentre i pilastri e le testate dei muri sono in peperino.

Sullo sfondo, una specie di cappelletta affiancata da altre nicchie semicircolari ordinate in due file sovrapposte.

La decorazione architettonica del cornicione è di fattura dorica, mentre le mensole e i capitelli dei pilastri sono in stile ionico.

A CASTEL GANDOLFO LA PRIMA CASSETTA POSTALE

Nel 1820 a Castel Gandolfo così come in altri centri, il problema della consegna della posta era di grande entità e difficilmente risolvibile.

La corrispondenza non arrivava direttamente in paese ma nel vicino centro di Albano, dove giaceva finché un incaricato (pagato 1/2 baiocco a lettera) passava a ritirarla.

Ma il problema principale stava nel fatto che costui era analfabeta per cui, non potendo leggere gli indirizzi ed i destinatari, spesso si creavano difficoltà nelle consegne.

Constatato l'enorme problema, nell'anno 1820, i priori di Castel Gandolfo, su proposta dell'allora consigliere Antonio Jacorossi, stilarono un progetto che includeva il prelievo della corrispondenza in Albano, il trasporto e la consegna ai destinatari castellani e per la raccolta in Castel Gandolfo per le spedizioni.

Tale progetto proponeva l'istituzione di una cassetta, recante sul coperchio una fessura nella quale venivano introdotte le lettere e provvista di una chiusura con chiave. La proposta fu portata in delibera il 23 novembre 1820 ed approvata con 3 voti contrari ed 11 favorevoli.

Tale delibera del Consiglio Municipale di Castel Gandolfo è custodita nel Museo delle Poste a Roma ed è testimonianza certa della realizzazione della prima cassetta postale mobile.

I VILLEGGIANTI FAMOSI

Alla fine del '700, in Castel Gandolfo si ergevano sfarzose ville, residenze estive di nobili ed artisti, tra i più importanti (nel 1787) Wolfang Goethe e la sua compagnia con lui la pittrice svizzera Angelica Kauffmann ed il pittore Anton Von Maron.

Altri villeggianti famosi si alternarono nella quiete del Verde castello, da Gogol a Byron, a Stendhal e, nel 1814, Massimo D'Azeglio fu ospite di Pio VII a Castel Gandolfo.

Nel 1818 Giuseppe Gioacchino Belli, in gita ai Castelli, entusiasta di quei posti, compose per Castel Gandolfo uno dei suoi sonetti "Er Viaggiatore".

In tempi più recenti queste ville ospitarono importanti personaggi del teatro, del cinema e della politica tra questi: Petrolini in villa Cleofe, Luchino Visconti nella sua splendida villa in riva al lago, ed infine Alcide De Gasperi.

GASTRONOMIA

Un piatto di spaghetti (o bucatini) all’amatriciana, frittura di “lattarini” (saporiti pescetti di lago), altri pesci del lago Albano come il barbo, la trota, il luccio, l’anguilla, il pesce persico.

Iil tutto innaffiato di vino Doc dei Colli Albani.

Le feste popolari sono a base di porchetta, salumi e formaggi della campagna romana.