CEPRANO (FR)


Comune

Distanze: 105 km da Roma

Altitudine: 105 m

L'origine di Ceprano è da mettersi in relazione alla fondazione della vicina colonia romana di Fregellae nel 328 a.C., rifondata nel 312 a.C. assieme alla realizzazione della via Latina che metteva in comunicazione Roma con Capua. E' questo il periodo storico dell'espansione romana nel Lazio meridionale e nella Campania, caratterizzato dalla fondazione di colonie per il controllo territoriale e la creazione di nuove vie di comunicazione tra il centro e il sud della Penisola.

L'importanza strategica di Ceprano, allora probabilmente chiamato Fregellanum, risiedeva nel controllo del ponte sul fiume Liri e della via Latina che vi transitava sopra.

La crescita economica della zona, derivata dall'importanza economica che la colonia di Fregellae raggiunse nel breve arco della sua esistenza (328-125 a.C.), interessò anche il borgo fregellano, come testimoniano i reperti archeologici che, dal ponte romano, sono stati rinvenuti fino oltre il moderno abitato.

In effetti, Fregellae, grazie alla sua posizione al centro di un reticolo viario che permetteva di raggiungere il litorale tirrenico e le montagne abruzzesi e, come già accennato, la fertile Campania e le regioni della Magna Grecia, diventò ben presto il più importante centro di riferimento economico e sociale dell'intero Lazio meridionale. Inoltre, la partecipazione delle truppe e della cavalleria fregellana (turma fregellana) alle vittoriose guerre d'Oriente nonché la fedeltà espressa in favore di Roma durante la lunga e logorante guerra contro Annibale, contribuirono grandemente allo sviluppo urbanistico e culturale della città. Numerosi sono i reperti, esposti nel Museo Archeologico di Fregellae a Ceprano, che ci indicano come l'influenza della Grecia ellenistica sia stata parte integrante della vita della colonia, soprattutto dagli inizi del II secolo a.C. in poi.

Nel 177 a.C. ben 4.000 famiglie di Sanniti e di Peligni si trasferirono a Fregellae mentre, dopo la vittoriosa battaglia di Zama contro Cartagine (202 a.C.), i 200 nobili ostaggi cartaginesi pretesi dai Romani, chiesero ed ottennero di abitare a Fregellae.
Purtroppo il clima di forte tensione sociale e politica presente a Roma nella seconda metà del II secolo a.C., causato anche dalla legittima aspirazione della colonia e dei popoli italici ad ottenere il diritto di cittadinanza romana sfociò nel 125 a.C. in una rivolta che venne duramente repressa dall'esercito comandato dal pretore Lucio Opimio con conseguente distruzione della città. Il suo territorio venne diviso tra le città vicine di Aquinum, Arpinum e il nuovo centro abitato di Fabrateria Nova.

Il borgo di Fregellanum dovette comunque continuare la sua funzione di controllo del ponte sulla via Latina poiché l'importanza della via aumentò di pari passo con l'importanza economica e sociale di Aquinum. Infatti, un antico itinerario di età imperiale (Itinerarium Antonini) cita Fregellanum a 14 miglia da Frusino (Frosinone) e da un'epigrafe del 140 d.C. si ha notizia dell'esistenza del ponte sul fiume Liri restaurato dall'imperatore Antonino Pio.

In quel tempo l'abitato romano del borgo fregellano si sviluppava lungo la via Latina fino oltre la località attuale di Sant'Antonio, come è attestato da rinvenimenti vari.

Probabilmente a causa delle scorrerie dei barbari nel V e nel VI secolo d.C, (419 Visigoti di Alarico, 455 Vandali di Genserico, 489 Ostrogoti di Teodorico, 535 Bizantini di Belisario, 553 Bizantini di Narsete,548 Goti di Totila) l'abitato di Fregellanum subì una contrazione per permettere ai suoi abitanti di rifugiarsi all'interno delle mura.

Da allora la sua funzione militare di difesa strategica del confine meridionale del territorio della Chiesa e dell'unica via di transito tra nord e sud (la via Appia, senza la particolare manutenzione dei tempi d'oro della storia romana, non era più agibile) caratterizzò la sua storia futura come oggetto di contesa e punto di transito di eserciti non sempre amici.

Il venir meno dell'organizzazione statale romana, in particolare per quanto riguarda la sicurezza del territorio, causò a Ceprano, come nel vasto impero romano, una lunga serie di sanguinose scorrerie di popolazioni barbare anche nei secoli successivi.

Nell'879 alcune bande di saraceni assediarono Ceprano senza riuscire a conquistarla.

Nel 1066 vene distrutta dall'esercito del principe di Capua; nel 1080 nella chiesa di San Paterniano, prossima all'attuale chiesa di Sant'Antonio, il papa Gregorio VII si incontrò con Roberto il Guiscardo che in quella occasione ricevette l'investitura del Ducato di Puglia e di Calabria.

Nel 1113 Ceprano (ormai abbandonata la denominazione latina di Fregellanum) fu di nuovo distrutta dalle scorrerie dei Normanni mentre l'anno successivo il papa Pasquale II vi tenne un concilio di cardinali, sempre nella chiesa extraurbana di San Paterniano.
Ma la storia di Ceprano continuò con successive distruzioni e assedi, come quella operata nel 1155 da Ascletino, arcidiacono di Catania, al servizio di Guglielmo di Sicilia.

Nel 1173 il papa Alessandro III autorizzò il primo insediamento della Milizia del Tempio nel Lazio meridionale a Ceprano, presso la chiesa di San Paterniano. Altre due chiese con i loro terreni furono di lì a poco assegnate ai Templari: la chiesa di Sant'Angelo al Cannuccio, identificabile con i ruderi di una villa romana di età imperiale, e quella di Sant'Egidio del Pantano. Il possesso di queste chiese fu revocato nel 1296 da parte del papa Bonifacio VIII.

Il 28 agosto del 1230, nella chiesa di Santa Giusta, eretta sul pianoro di Opri (dove era sorta l'antica Fregellae), l'imperatore Federico II di Svevia fu assolto dalla scomunica dai Legati del papa Gregorio IX.

Nel 1254 sul ponte di Ceprano avvenne lo storico incontro tra Manfredi, conte di Taranto e figlio naturale di Federico II di Svevia, e il papa Innocenzo IV.

Nel 1266 fu ancora teatro di battaglia tra gli eserciti di Manfredi e di Carlo i'Angiò, chiamato dal papa contro il re che si era di nuovo ribellato alla Chiesa.
Questi venne sconfitto per il tradimento di alcune truppe alleate; l'episodio fu menzionato anche da Dante Alighieri (Inferno XXVIII, 15-17). In seguito Ceprano rimase sempre in possesso dello Stato della Chiesa, assoggettata direttamente al Rettore di Campagna.

Nel 1510 il papa Giulio II della Rovere fortificò le mura di Ceprano e lo rese inespugnabile come un castello. Seguirono decenni di relativa calma, interrotta sporadicamente dal passaggio di eserciti.

Nel 1531 il papa Clemente VII, fermatosi per qualche giorno a Ceprano, notò che il paese era quasi disabitato per colpa della malaria. Allora vi istituì la fiera di Sant'Antonio del 17 gennaio e la prima domenica di ogni mese per permettere agli abitanti dei paesi vicini di frequentare il paese. Promise anche l'impunità ai “banditi capitali” e alla soldataglia di Carlo V “purché fossero accorsi ad abitare questo luogo medesimo”.

Negli anni successivi Ceprano assunse la forma e la funzione di una fortezza, come si capisce dalla descrizione (resa in una forma meglio comprensibile, ndr) che ne fa Antonio Vitagliano nel 1653: “(Ceprano) circondata da tre parti (dal fiume Liri), il cui sito acquistava la forma di una fortezza inespugnabile grazie alla recinzione di saldi muri e di forti antemurali, difesi a loro volta da un doppio e profondo fossato, da tre inespugnabili torri, da due spesse porte con saracinesche e ponti levatoi sollevati da spesse catene di ferro, da venti pezzi d'artiglieria posti tra i merli delle mura e da una numerosa soldatesca di giovani bene esperti nelle armi”.

Nel Settecento Ceprano seguì le sorti dei paesi del regno del Sud rassegnato ed inerte ma, alla fine del secolo, dopo la rivoluzione francese, si sviluppò un forte movimento filogiacobino che coinvolse molte famiglie. Fu la premessa dei sentimenti antiborbonici che caratterizzarono anche nel Meridione i ceti più evoluti negli anni del Risorgimento.

Poi l’unità d’Italia, le tensioni sociali, l’emigrazione, le guerre alle quali la popolazione diede il suo contributo.

Nella seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio del 1943, la zona di Ceprano divenne teatro di guerra: gli abitanti furono evacuati ma non mancarono azioni di sabotaggio contro l’esercito tedesco. Sei civili furono fucilati per rappresaglia. Alleati e germanici combatterono accanitamente per giorni fra le macerie dell’abitato. La ricostruzione dovette quindi iniziare da zero. I problemi erano grandi. Ad aggravarli ancor più ci fu anche una gravissima epidemia di malaria che colpì cinquemila degli ottomila abitanti. Soltanto l’uso del DDT consentì di por fine al flagello.

Oggi la città è totalmente ricostruita e si sta espandendo grazie ad un’intensa industrializzazione con grandi problemi di riconversione delle fabbriche più antiche. È un centro molto vivace sul piano sociale ed economico. Con la nuova economia industriale è quasi del tutto scomparsa una produzione tipica di Ceprano: le “cannate”, orci per l’acqua in ceramica.

La Chiesa di Sant’Antonio è l’unico monumento antico di Ceprano. Edificata durante il Cinquecento lungo l’antica via Latina, è stata restaurata. Adiacente alla chiesa si trova l’interessante Convento francescano.

La città è sede di un Antiquarium, situato nel Palazzo del comune, dove sono esposti i reperti più significativi degli scavi di Fregellae: antefisse, sculture e figure votive. L’Antiquarium viene incrementato man mano che gli scavi portano alla luce nuovi reperti.