CERVARA DI ROMA (RM)


Distanze: 70 km da Roma

Altitudine: 1053 m

Cervara di Roma, compresa nel Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, ricca di bellezze naturali e di tesori d'arte, come ogni comunità tende a riconoscersi, specie nelle persone di una certa età, nella propria storia, nelle proprie tradizioni, nella semplice quotidianità paesana e nel comune ricordo di fatti e personaggi.

I primi insediamenti a Cervara risalgono all'età del Bronzo e sono stati individuati in località Le More, quasi al confine con il territorio sublacense.

Ma anche in epoca romana vi fu chi non disdegnò di utilizzare la zona di Cervara per collegamenti viari tra l'Abruzzo e Subiaco, alla luce delle testimonianze archeologiche ancora presenti specialmente in località Vignola.

D'altra parte, poco o nulla ancora si sa sulla nascita del Comune. Il primo documento in cui viene citato il nome di "Cervara" è riportato nel Regesto Sublacense ed è datato 21 agosto 884.

Si tratta dell'atto con cui Cesario, console e duce, donò all'abate Stefano vari possedimenti del territorio sublacense, tra cui il monte "qui dicitur Cervaria".

Un atto che costituirà anche quello di nascita di Cervara.

Bisognerà tuttavia attendere il 1052 per avere una data certa, quando il nome viene citato, tra altri ventitré castelli di proprietà dei monaci di Subiaco, nella lapide che l'abate Umberto fece apporre nel chiostro del monastero di S. Scolastica.

Fu così che a partire da quell'anno anche Cervara partecipò attivamente alle vicende che caratterizzarono la vita del territorio, subendo i danni conseguenti alle continue battaglie tra i pretendenti al dominio della zona.

A tale proposito si ricorda la vicenda di Pelagio da Jenne, che dopo aver tentato inutilmente di farsi eleggere abate, nel 1273 occupò la fortezza di Cervara, cominciando a imperversare su tutto il territorio fino a occupare nottetempo il monastero dì S. Scolastica.

Assediato da un esercito di sublacensi, inviati da Papa Innocenzo V, capitolò solo dopo due mesi e finì prigioniero nella Rocca di Subiaco, dove morì, mentre il castello di Cervara poteva riprendere il corso normale di vita.

Il nome di Cervara si affaccia di nuovo nelle cronache della Storia nel 1511, quando, diffusasi la falsa notizia della morte di papa Giulio II, il vescovo Pompeo tentò di porsi a capo degli abitanti di Cervara.

Dichiarato colpevole di lesa maestà, venne privato del titolo di vescovo e di tutti i benefici ecclesiastici. Non trascorsero neppure settanta anni che Cervara fu chiamata a vivere un'altra tragica vicenda.

Ne fu protagonista il brigante Marco Sciarra, il quale nell'aprile del 1592 insieme ai suoi uomini assalì il piccolo centro di montagna, procurando ingenti danni e molti morti. Dopo queste ulteriori vicende, la fortezza di Cervara andò via via perdendo d'importanza.

Pio VI la dotò di una chiesa parrocchiale, con numerosi libri e preziosi arredi, donandole il corpo di un martire, S. Felice, rinvenuto nelle catacombe romane di S. Callisto.

Tra la fine del 1700 ed i primi anni dell'800 Cervara torna a far parlare di sé, divenendo mèta ambita di numerosi artisti italiani e stranieri.

Tra i primi pittori ad arrivare vi fu nel 1810 Giuseppe Antonio Kock, insieme a Bartolomeo Pinelli, di cui sono celebri le tele con i costumi cervaroli.

Seguirono Gaetano Cottafavi, Filippo Ferrari, Ernest Schweinfurth e Samuel Finley Breese Morse, l'inventore del telegrafo.

Ad essi si unì l'austriaco Robert Welmann, il quale acquistò in contrada La Maddalena una villa in cui visse ed operò per alcuni anni.

Ma colui che più degli altri esaltò la bellezza delle donne di Cervara fu Ernest Hebert, innamorato delle "cervarolles".

Negli ultimi decenni Cervara di Roma ha ospitato numerose mostre di pittura estemporanea e, grazie alla scultura, è nuovamente diventata punto di riferimento in campo artistico.

Fortemente amata dai paesani che per motivi di lavoro erano emigrati in pianura (soprattutto a Roma), scoperta dai forestieri, Cervara, impreziosita da pregevoli sculture, chiamata la Montagna d'Europa per la pace nel mondo, mostra una vivace attività, soprattutto nella bella stagione, attraverso iniziative culturali, sociali e il ripristino di antiche usanze e festività molto sentite dai Cervaroli e dai turisti di Campaegli.

Le solenni processioni del Venerdì Santo, del Corpus Domini, dei Santi Protettori Elisabetta e Felice, della Inchinata, con le immagini dei Santi portate a spalla, accompagnate dalle note di bande musicali, creano significativi ed importanti momenti di unione nella comune fede religiosa, seguiti da meravigliose ed indimenticabili giornate di festa che richiamano una massiccia partecipazione di turisti e di paesani giovani ed anziani.

L'avvenimento più atteso e più caratteristico è il ballo della Mammoccia, pupazzo di cartapesta in costume tipico cervarolo che, con l'accompagnamento della locale banda della Diana, alla mezzanotte del 16 Agosto chiude, con un grande falò, i festeggiamenti del Ferragosto.

Le tradizioni contadine e le sagre paesane ci consentono un piacevole ritorno al passato, alle origini, al "come eravamo" ed al "cosa facevamo", con la rievocazione degli antichi mestieri e la riproposizione di piatti tipici e di ricette ormai quasi dimenticate, come le pezzarelle, le sagne, ju recalicu, pizza e erbe, carni alla cif e ciaf, carufulatu ecc.

Molto importante è il recupero del costume delle donne cervarole, che rischia di estinguersi, infatti, ormai non c'è più la consuetudine di indossarlo e attualmente esistono soltanto due o tre costumi originali, che possono servire da modelli per auspicabili riproduzioni da indossare da parte delle giovani donne nelle feste più caratteristiche, arricchendo i cortei e le sfilate.

Cervara, infatti, da vari anni sta cercando di rivalutare le manifestazioni tradizionali, di riscoprire luoghi e attività caduti in disuso e di valorizzare il proprio patrimonio culturale attraverso la realizzazione del museo dedicato a I nuovi primitivi e di quello degli Ex voto, per ritrovare le proprie radici e la propria identità.

In quest'opera di recupero dei patrimonio culturale è necessario che il Comune continui a promuovere iniziative con la fondamentale collaborazione delle Associazioni locali (Pro loco e Confraternite), della Parrocchia Maria SS.ma della Visitazione, del Centro Anziani e dei Cervaroli tutti, paesani e non, che hanno a cuore il passato e il futuro del loro paese.