BARCHI (PU)


Sorge su di un colle a 319 metri s.l.m. ed è la base perfetta per passeggiate nella natura. Il paesaggio collinare dolce e tranquillo è caratterizzato da piante selvatiche, roverelle, carpini e argentati ulivi. I cangianti colori dei campi coltivati a cereali lasciano spazio alla verdeggiante vite, al giallo del girasole, al viola dell'erba medica.

Tutto intorno al centro abitato, sentieri su antiche strade rurali invitano ad immergersi nella campagna, che assume differenti colori, profumi e suoni nel corso delle stagioni.Scendendo lungo la strada che fiancheggia il cimitero si arriva ad un percorso attrezzato ai bordi di un paesaggio selvaggio e palustre là dove fino agli anni Ottanta, c'era un lago artificiale. A meno di duecento metri c'è uno stagno nel quale, utilizzato per anni per l'allevamento delle anguille.Attraverso le strade rurali sono raggiungibili, fra dolci colline e rapide scarpate, i piccoli borghi circostanti.Con mezzi propri o pubblici si possono poi raggiungere facilmente sia i parchi naturali del San Bartolo, che l'oasi del Furlo.

DA VEDERE

Il Castello

Chiesa di S. Antonio da Padova

Chiesa della SS. Resurrezione

Palazzo civico

Museo Orci e Orciai e della Banda Grossi

Il museo si articola in due sezioni in sé indipendenti, ma unite dal fatto di documentare attività e vicende che hanno segnato profondamente la vita e l'immaginario del territorio. La lavorazione della terracotta per trarne vasellame di uso agricolo e domestico è attestata a Villa del Monte almeno dal '700.
Negli anni '50 del secolo scorso erano ancora attive 10 fornaci e oltre 60 famiglie. Gli artigiani locali possedevano una loro particolare tecnica, chiamata "a lucignolo" che distingueva il loro prodotto. Tra i vasi più richiesti era il tipico orcio panciuto nel quale si conservava o si trasportava nei campi l'acqua attinta dalle sorgenti o dai pozzi. Il museo propone, oltre all'illustrazione di materiali e tecniche, anche una campionatura del vasellame tipico prodotto, la cui forma era dettata dalla funzione, ma non priva di una sobria eleganza.
Chi lo voglia potrà inoltre provarsi nella produzione personale di un souvenir utilizzando la creta messa a disposizione dal museo. Gli anziani ancora favoleggiano, con un misto di ammirazione e di riprovazione, delle imprese della Banda Grossi, un gruppo di locali che operò nel territorio negli anni attorno al 1860.
Ne era capo Terenzio Grossi (1832-1862), che trovò protezione in compiacenti canoniche e anche nella popolazione ostile al nuovo stato voluto dai Piemontesi. Un ambiente del museo destinato a raccogliere la documentazione ancora reperibile su questa vicenda che fa parte della piccola storia locale, ma si iscrive bene nel più vasto quadro della fine dello Stato della Chiesa e degli inizi del Regno d'Italia