GROTTAZZOLINA (AP)

(da Wikipedia)
Nel cuore della Provincia di Fermo, a metà strada tra il Mare Adriatico e i Monti Sibillini, su una dolce collina a 227 metri s.l.m., sorge Grottazzolina (3400 ab.), paese a storica vocazione artigianale ed imprenditoriale.

La sua storia ha origini molto antiche.

Gli scavi archeologici della necropoli picena, effettuati tra il 1948 ed il 1953, testimoniano primi insediamenti nel territorio nell'VIII secolo a. C..

Poi il territorio passò al controllo dei Romani (del periodo romano alcune tombe nella stessa area della necropoli picena) e subì le invasioni barbariche.

Verso metà del X secolo d. C. fu edificato dai monaci Farfensi il castello, primo nucleo abitato del paese, denominato Montebello; poco dopo passò sotto la dominazione dei Canonici della Cattedrale di Fermo, che ne mutarono il nome in Grotta dei Canonici (Crypta Canonicorum).

Il nuovo nome di Grotta Azzolina, ha origini nel Basso Medioevo: fu Azzo VII, detto Azzolino, a ribattezzare così il paese dopo aver preso possesso della Marca Fermana nel XIII secolo.

Dal XIV secolo Grottazzolina fu sotto il dominio della città di Fermo, retta da un governo libero sotto lo Stato della Santa Sede.

Il castello di Grottazzolina subì ripetuti saccheggi e occupazioni nel corso degli anni e solo dopo il 1465 fu riportato l'ordine da parte del Senato Fermano. Grottazzolina fu fortificata dal Signore di Fermo Oliverotto Euffreducci, il quale vi istituì una fonderia di cannoni: di qui si narra derive la grande passione grottese per gli spari, i tonanti, e poi per i fuochi artificiali, tipici della storica festa patronale.

Il centro fu eretto a libero Comune nel 1537, ma dopo 10 anni tornò sotto la giurisdizione di Fermo per ordine del Papa Paolo III.

Dal 1600 Grottazzolina fu poi governata, come altri 47 Castelli dalla città di Fermo, attraverso Podestà e Vicari. Infine, dopo la battaglia di Castelfidardo, la sua storia si fonde con quella del Regno d’Italia ed inizia l’autonomia comunale.

La sua vivacità anche politica ha fatto sì che sulla sedia di primo cittadino sedessero personaggi del calibro del baritono Francesco Graziani (1895 - 1901) e Vincenzo Monaldi (negli anni ’20 fino all’avvento del fascismo che lo costrinse violentemente all’abbandono della vita politica) professore di fama mondiale e primo ministro della Sanità della Repubblica Italiana.

L’ultimo secolo grottese è caratterizzato da un importante sviluppo artigianale e dalle piccole e medie imprese. Ancora oggi il territorio è capace di conciliare i mestieri di una volta con le moderne tecniche produttive.

Chiesa di San Giovanni Battista XVII secolo

La facciata con due ordini sovrapposti di paraste abbinate, ha un coronamento rettilineo a balaustrini. Il semplice campanile, che si innesta sul fianco destro, ha, sopra la cella campanaria, un cupolino a «cipolla».

L'interno presenta una pianta mossa da un'espansione ovoidale.

Dei quattro altari laterali, un rifacimento del 1926 ne sacrificò due, conservando quelli prossimi al presbiterio, con i dipinti raffiguranti S. Antonio di Padova (a destra) e le Anime purganti (a sinistra).

I lati dei due altari demoliti ospitano due confessionali di legno di buona fattura, mentre nella parte alta delle rispettive pareti campeggiano le tele rimosse: un Transito di San Giuseppe a destra e un Angelo custode a sinistra, attribuiti ai pittori Ricci di Fermo (XVII-XVIII sec.).

Fermana è pure la cospicua pala dell'altare maggiore, con il Battesimo di Gesù (1694)

Il rimaneggiamento del 1926 ha comportato nuova dipintura delle pareti e del soffitto a volta ribassata, dove campeggia l'Agnello mistico.

Il pavimento è in graniglia di cemento gettato alla veneziana. Alla fine dell' '800, fu aperta sul fianco sinistro del San Giovanni una cappella, riccamente ornata in stile neorinascimentale.

Glii ex-voto costituiscono, insieme con bei paramenti sacri conservati nel canterano della sacrestia, il Tesoro della parrocchiale.

Pur non restaurato e muto da decenni, notevole importanza storico-artistica riveste l'organo a mantici della cantoria (autore Vincenzo Paci), collocato nella controfacciata, sopra l'ingresso.

La cella campanaria ospita tre campane, suonate a concerto nelle maggiori festività.

Chiesa del SS. Sacramento e del Rosario

Dalla semplice pianta rettangolare absidata, ha la tradizionale facciata a cortina di mattoni.

All'interno, dalle sei alte finestre, vediamo la luce naturale che valorizza ogni dettaglio cromatico e plastico.

Le pale degli altari laterali, risultano inserite con tutta naturalezza nell'insieme.

Il partito decorativo orna gli alzati con paraste di finto alabastro, dal caldo colore ambrato, che inquadrano i tre altari e due nicchie per ciascuna parete lunga.